Caldarroste, il sapore dell’inverno

Tradizionale cibo di strada da consumare camminando nel freddo delle giornate invernali, questa tipologia di cottura delle castagne ha radici lontane che risalgono ai Greci e ai Romani
Caldarroste  Roast chestnut
Caldarroste - Roast chestnutGiovanni Rinaldi

Nell’immaginario popolare, soprattutto dei meno giovani, l’inverno è associato alle Caldarroste e viceversa. Il buon odore che dagli angoli delle strade si diffonde nell’aria accompagna i passanti di tante città italiane scandendo il passo al ritmo dello schioppettare delle castagne sulla brace. Servite nel classico “cartoccio” da venditori ambulanti, le Caldarroste, probabilmente, sono state il primo esempio al mondo di “street food”. Caloriche e soprattutto calde, erano e sono un buon modo per rifocillarsi e trovare un po’ di sollievo dal freddo mentre si cammina per strada.

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Le castagne vanno “castrate”

Le Caldarroste non vanno mangiate solo in strada ma si possono fare anche a casa, l’importante è ricordarsi di “castrarele castagne. Questa operazione consiste nell’applicare un’incisione sul lato convesso della buccia di ogni castagna, per impedire che il frutto esploda a contatto con il calore. La tradizione prevede che l’incisione abbia la forma di una croce. Prima di essere messe sul fuoco, le castagne, se appena raccolte, vanno fatte asciugare qualche giorno e successivamente cotte su un’apposita padella. Quest’ultima deve essere bucata sul fondo in modo da permettere al fuoco vivo di entrare a contatto con le castagne. Secondo la tradizione, le Caldarroste dovrebbero essere cotte sulla brace del caminetto e terminata la cottura bisognerebbe avvolgerle in un panno per circa 15 minuti prima di servirle. Il sapore tipicamente dolce delle Caldarroste è dovuto alla tipologia di cottura e al calore che trasforma parte dell’amido presente nel frutto in zuccheri semplici. Alcuni, non pienamente soddisfatti del sapore, sono soliti aggiungere qualche goccia di vino rosso durante la cottura.

Perché si chiamano così

Probabilmente il nome deriva dagli “slogan” che i venditori di un tempo urlavano per attirare i passanti. “Calde e arroste, venite a prendere le castagne buone” doveva essere una frase del genere quella che i caldarrostai utilizzavano per convincere i potenziali clienti. Con il passare del tempo i due aggettivi si sono fusi e hanno dato vita al nome attuale.

I Castagnatores

Il castagno è una pianta diffusa dal Portogallo alla Turchia ed è apprezzata fin dall’antichità. Il nome castagna deriva da “Kastania”, antica città greca della Tessaglia, che era stata edificata proprio al centro di un bosco di castagni. I primi a svilupparne la coltivazione selezionando le varietà furono i greci, imitati dai romani che importarono l’uso della castagna in Italia. Numerose sono le testimonianze di questo frutto nella vita imperiale. Secondo il poeta romano Marco Valerio Marziale la città in cui si “arrostivano meglio le castagne” di tutto l’Impero era Napoli, e Apicio consigliava di cuocerle al tegame con spezie, erbe aromatiche, aceto e miele. Durante il Medioevo gli ordini monastici migliorarono la coltivazione la conservazione e la trasformazione delle castagne. In questo periodo nacque il ruolo dei “castagnatores”, svolto dai contadini che avevano il compito di raccogliere e lavorare questi prodotti del bosco. Indentificato principalmente come cibo “plebeo”, nel XIII secolo, si iniziò a diffondere il termine “marrone” per indicare castagne più grandi, di qualità migliore, che non a caso erano riservate ai più benestanti.

La leggenda di Sant’Antonio

Le Caldarroste sono un cibo popolare radicato negli usi e costumi da centinaia di anni. Per questa ragione sono molte le leggende che aleggiano intorno al loro consumo. Una in particolare racconta di un miracolo. Qualche centinaio di anni fa, durante un’annata di carestia particolarmente forte in Val Masino, in provincia di Sondrio, una giovane madre non sapeva che cosa dare per cena ai figli. Per cercare di ingannarli in maniera benevola mise sulla padella dei sassi nella speranza che nel mentre i bambini si addormentassero. La fame, però, in questa occasione era più forte del sonno, così, la madre presa dallo sconforto andò a prendere la padella, decisa a svelare l’inganno. Togliendo i sassi dal fuoco si accorse con grande stupore che quei sassi, grazie all'intervento di Sant'Antonio, si erano trasformati in castagne.