Pyrus amygdaliformis - Proverde.it
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IL PERO MANDORLINO (PYRUS AMYGDALIFORMIS VILLARS)<br />
di Francesco Falcinelli e Moreno Moraldi<br />
PER LA SUA PARTICOLARE RUSTICITA’ E PER L’ADATTABILITA’ ALLE PIU’ DIVERSE CONDIZIONI, IL PERO MANDORLI-<br />
NO SI PRESTA AD ESSERE UTILMENTE IMPIEGATO NEGLI INTERVENTI DI RIQUALIFICAZIONE E DI RECUPERO<br />
AMBIENTALE, SOPRATTUTTO NELL’ITALIA CENTRO-MERIDIONALE.<br />
DESCRIZIONE<br />
<strong>Pyrus</strong> <strong>amygdaliformis</strong> Villars (= P.<br />
communis Linnaeus var. <strong>amygdaliformis</strong><br />
Villars, P. nivalis Lindley,<br />
P. parviflora Desfontaines, P. salicifolia<br />
Loisel, P. spinosa<br />
Forsskaol, Crataegus <strong>amygdaliformis</strong><br />
(Villars) Chalon) è un arbusto<br />
o piccolo albero a lento accrescimento,<br />
alto fino a 12 metri con<br />
fusto e rami principali eretti,<br />
chioma poco densa. Vive nei<br />
boschi di querce sempreverdi e<br />
caducifoglie, in particolare in<br />
quelli di leccio e roverella, nonché<br />
nei loro stadi di degradazione<br />
(macchia, gariga e sibljak).<br />
Vegeta in qualsiasi tipo di terreno, tanto in quelli calcarei quanto in<br />
quelli siliceo-argillosi. Lo troviamo di frequente su terreni incolti<br />
pascolati, protetto dalle sue spine, nonché lungo i bordi dei sentieri<br />
e delle fiumare, nelle siepi, nelle boscaglie, nei cespuglieti.<br />
Tollera anche i suoli umidi e non disdegna la presenza moderata di<br />
sali nel terreno. E’ dunque una pianta marcatamente eliofila, xerofila,<br />
termofila ed indifferente al tipo di suolo. Il<br />
<strong>Pyrus</strong> <strong>amygdaliformis</strong> venne descr<strong>it</strong>to, per la<br />
prima volta, nel 1807 da Dominique Villars<br />
(1745-1814), botanico francese di Grenoble. Nel<br />
corso degli anni, a causa soprattutto della notevole<br />
variabil<strong>it</strong>à nella forma e nelle dimensioni dei<br />
frutti e delle foglie, sono state distinte numerose<br />
ent<strong>it</strong>à. Soltanto per i monti del Pollino, NICOLA<br />
TERRACCIANO (1837-1921), botanico e direttore del<br />
giardino reale di Caserta, distingueva ben quattro<br />
varietà oggi non più riconosciute (crassipes,<br />
castrovillarensis, latifolius, inequalis).<br />
Attualmente vengono attribu<strong>it</strong>e alla specie le<br />
seguenti ent<strong>it</strong>à:<br />
a) var. cuneifolia (Gussone) Bean;<br />
b) var. lobata (Decaisne) Koehne;<br />
c) var. oblongifolia (Spach) Bean.<br />
Areale del <strong>Pyrus</strong> <strong>amygdaliformis</strong> Villaris (da I. CAMARDA e<br />
F. VALSECCHI).<br />
Giovane pianta in fiore di pero<br />
mandorlino con le branche a<br />
candelabro.<br />
DISTRIBUZIONE<br />
Il pero mandorlino (1) è una specie<br />
caratteristica dei Paesi<br />
dell’Europa meridionale che si<br />
affacciano sul Med<strong>it</strong>erraneo, per<br />
inoltrarsi fino in Asia minore. Il<br />
suo areale si estende dalla<br />
Spagna fino alla Turchia con particolare<br />
riferimento alle seguenti<br />
Regioni: Catalogna, Provenza,<br />
Italia centro-meridionale, Istria,<br />
Dalmazia, Serbia meridionale,<br />
Peloponneso, Creta, Rodi, B<strong>it</strong>inia<br />
e Tracia. Nel nostro Paese è presente<br />
in tutte le regioni del sud,<br />
isole comprese e si spinge, lungo<br />
le zone costiere, fino alla Liguria<br />
e alla Romagna. La specie è presente anche in Umbria, dove è stata<br />
rinvenuta dagli autori nel settore sud occidentale. E’ segnalata sporadicamente<br />
anche in alcune local<strong>it</strong>à appenniniche, fino all’Emilia.<br />
In Sicilia e Calabria è specie caratteristica delle leccete montane e<br />
collinari presenti su suoli poco evoluti tra i 600 ed i 1.100 m s.l.m.<br />
(Teucrio siculi-Quercetum ilicis Gentile 1969).<br />
MORFOLOGIA E FENOLOGIA<br />
Il Pero mandorlino ha le branche principali generalmente<br />
erette che, nello stadio giovanile, ricordano<br />
la forma a candelabro; su queste sono presenti<br />
numerosi rami corti, inser<strong>it</strong>i ad angolo retto.<br />
Col tempo la chioma si allarga assumendo un<br />
aspetto meno slanciato. I rametti giovani sono spinescenti<br />
e tomentosi. Le gemme sono grandi, di<br />
colore bruno e forma rotondeggiante, con apice<br />
pronunciato. Negli esemplari giovani la corteccia<br />
è liscia e di colore grigio con macchie di diversa<br />
tonal<strong>it</strong>à, in quelli adulti si evidenziano fessurazioni<br />
brune e placche sempre tendenti al grigio. Le<br />
(1) La pianta è conosciuta con i seguenti nomi comuni:<br />
Piru servaggiu, Prainu in Sicilia; Praino, Perainu,<br />
Peraginara in Calabria; Perazzo, P’razzo in Puglia;<br />
Pirastru, Perastru, Pirastu, Piroi, Pireddu in Sardegna;<br />
Perèr selvadego, Perassa in Istria.
piante più vecchie presentano numerose<br />
fend<strong>it</strong>ure long<strong>it</strong>udinali, leggermente<br />
spiralate, ben marcate e più regolari.<br />
Le foglie sono molto variabili, generalmente<br />
oblungo-lanceolate, (1-2,5 x 3-7<br />
cm), con apice rotondato od acuto e<br />
base arrotondata. La pagina inferiore è<br />
bianco-tomentosa nella fase giovanile<br />
e quasi glabra successivamente. Quella<br />
superiore nelle foglie adulte è lucida<br />
ed assume tonal<strong>it</strong>à azzurrognole. Il<br />
picciolo è lungo 10-20 mm ed i margini<br />
sono interi o finemente crenati. I<br />
fiori (8-12) sono raccolti in cime<br />
ombrelliformi. I petali, bianchi ed ell<strong>it</strong>tici<br />
(5-6 x 7-8 mm), sono interi o più<br />
spesso leggermente bilobi all’apice,<br />
con breve unghia alla base. I boccioli,<br />
sulla parte terminale, presentano una<br />
colorazione rossastra simile al melo. La<br />
fior<strong>it</strong>ura avviene da marzo a maggio a<br />
seconda delle alt<strong>it</strong>udini e dell’esposizione.<br />
I frutti globosi, di 2-4 cm di diametro,<br />
con peduncolo robusto e lungo<br />
quanto il frutto o più, sono di colore<br />
bruno-giallognolo e maturano in settembre-ottobre.<br />
PROPAGAZIONE<br />
Il pero mandorlino viene propagato per<br />
seme. Il peso di 1.000 semi, appena<br />
spolpati, è generalmente di circa 35-40 grammi<br />
(Dott. Antonio Moscetti, comunicazione personale).<br />
La raccolta viene esegu<strong>it</strong>a appena i frutti<br />
hanno completato la maturazione, in settembreottobre,<br />
per prevenire le perd<strong>it</strong>e causate dagli<br />
animali selvatici che se ne cibano. I frutti vengono<br />
generalmente posti a macerare in acqua;<br />
successivamente, con ripetuti lavaggi e setacciature,<br />
si ottiene la separazione dei semi dalla<br />
polpa. Insieme a questi così spolpati restano<br />
numerosi corpi estranei, di volume simile ai<br />
semi, derivanti dalla presenza nel frutto di granelli<br />
legnosi. Qualora fosse richiesta una buona<br />
purezza è indispensabile intervenire con metodi<br />
di separazione che agiscano sulla differenza di<br />
peso specifico. I semi destinati alla conservazione<br />
vanno mantenuti ad umid<strong>it</strong>à generalmente<br />
compresa fra il 9 ed il 10% e sistemati al freddo<br />
(tra 0° e 5°C) in conten<strong>it</strong>ori ermetici. La semina<br />
può avvenire immediatamente dopo la lavorazione<br />
od a fine inverno-inizio primavera con<br />
semi pretrattati, un mese di stratificazione calda (estivazione), segu<strong>it</strong>a<br />
da tre-quattro mesi di stratificazione fredda (vernalizzazione).<br />
Buoni risultati si ottengono anche con la stratificazione all’aperto,<br />
L<br />
La pagina inferiore e superiore di alcune foglie di<br />
diversa lunghezza (i lati dei quadretti misurano<br />
10 mm).<br />
I semi del <strong>Pyrus</strong> <strong>amygdaliformis</strong> (i lati dei quadretti<br />
misurano 10 mm).<br />
Corteccia di un esemplare vecchio<br />
(Ø 30 cm).<br />
sub<strong>it</strong>o dopo la raccolta, in ambiente<br />
umido e freddo, seminando poi a fine<br />
inverno. Per i semi conservati oltre il<br />
primo anno è indispensabile la vernalizzazione,<br />
oppure l’estivazione segu<strong>it</strong>a<br />
da vernalizzazione prima della<br />
semina. Le alte temperature del terreno<br />
possono indurre dormienze secondarie<br />
in semi pretrattati; è bene, pertanto<br />
preferire le semine di fine inverno<br />
ed inizio primavera.<br />
Le piantine hanno un buon accrescimento<br />
iniziale e pertanto possono<br />
essere utilizzate, in molti casi, già in<br />
campo al primo anno.<br />
IMPIEGHI<br />
Finora il suo impiego come specie<br />
forestale è stato alquanto lim<strong>it</strong>ato a<br />
causa del lento accrescimento, delle<br />
modeste dimensioni e della presenza<br />
di rami fin dal basso. La fruttificazione<br />
del <strong>Pyrus</strong> <strong>amygdaliformis</strong>, sol<strong>it</strong>amente<br />
abbondante, garantisce un buon nutrimento<br />
per la fauna. I pomi, una volta<br />
caduti a terra, sono fonte di alimentazione<br />
per un gran numero di mammiferi<br />
selvatici (tasso, volpe, lepre, faina<br />
e riccio). La maggior diffusione del<br />
Pero mandorlino, insieme ad altre<br />
piante spontanee a frutti carnosi, può<br />
inoltre contribuire ad incrementare la presenza<br />
di uccelli utili nel controllo biologico di insetti<br />
potenzialmente dannosi. Per i turdidi e per gli<br />
altri uccelli prevalentemente insettivori, la<br />
disponibil<strong>it</strong>à di frutti selvatici è infatti particolarmente<br />
importante nel periodo autunnoinvernale,<br />
quando gli insetti scarseggiano. Nel<br />
1893 Luigi Salvatore Savastano, botanico e f<strong>it</strong>opatologo<br />
della Regia Scuola Superiore di<br />
Agricoltura di Portici, ne “Il rimboschimento<br />
dell’Appennino meridionale” riportava: conviene<br />
nei terreni buoni innestarlo a frutto gentile, e<br />
nei scadenti e lontani propagarlo, producendo<br />
un frutto abbondante, buono per maiali. Il frutto,<br />
con polpa poco succosa e ricca di corpuscoli<br />
legnosi, da fresco non è adatto all’alimentazione<br />
umana, ma può essere consumato,<br />
come altri frutti tannici, dopo l’avvizzimento.<br />
La specie, per la sua particolare longev<strong>it</strong>à, è<br />
tutt’ora utilizzata nell’Italia meridionale come<br />
portainnesto nei frutteti ad uso domestico. La<br />
Regione Sicilia ha inser<strong>it</strong>o la specie fra quelle utilizzabili negli interventi<br />
di forestazione finanziati in applicazione del Reg. CE 2080/92<br />
(G.U. della Regione Sicilia n. 26 del 4 giugno 1999). In Toscana il<br />
e fotografie inser<strong>it</strong>e nel testo sono di F. FALCINELLI e r<strong>it</strong>raggono il pero mandorlino in alcuni biotopi urbani, di rilevante interesse naturalistico, s<strong>it</strong>uati su<br />
depos<strong>it</strong>i pliocenici nel settore Nord-ovest di Roma. Il clima, moderatamente med<strong>it</strong>erraneo, è caratterizzato da temperatura media annua di 15,1°C e media<br />
delle precip<strong>it</strong>azioni di 839 mm. In questo ambiente la specie è presente sia sui suoli sabbiosi dei crinali, un<strong>it</strong>a a sughera, roverella ed erica arborea, che<br />
sui suoli argillosi di fondovalle con cerro e carpino nero.
A B C<br />
D E F<br />
A - Ramo giovane spinescente. B - Gemme durante la ripresa vegetativa. C - Le giovani foglie con evidente tomentos<strong>it</strong>à.<br />
D - Le caratteristiche sfumature rossastre dei boccioli. E - I fiori riun<strong>it</strong>i in cime ombrelliformi. F - Frutti maturi<br />
a fine estate.<br />
pero mandorlino è compreso fra le specie da impiegare negli imboschimenti<br />
delle superfici agricole finanziabili con il Piano di<br />
Sviluppo Rurale 2000-2006 (Reg. CE 1750/99). Impieghi simili sono<br />
previsti in Sardegna poiché il <strong>Pyrus</strong> <strong>amygdaliformis</strong> è stato inser<strong>it</strong>o<br />
nella proposta di legge n. 507/99 per la “Tutela delle specie forestali<br />
arboree ed arbustive indigene e naturalizzate in Sardegna” e la<br />
“Disciplina della produzione e della<br />
vend<strong>it</strong>a di materiale forestale destinato<br />
ai rimboschimenti”. Per la particolare<br />
rustic<strong>it</strong>à ed adattabil<strong>it</strong>à ai vari<br />
ambienti, il pero mandorlino può<br />
essere impiegato con prof<strong>it</strong>to negli<br />
interventi di riqualificazione ambientale,<br />
anche in amb<strong>it</strong>i prevalentemente<br />
urbani e periurbani, su suoli fortemente<br />
alterati dagli interventi umani,<br />
come le aree industriali dismesse e le<br />
pertinenze stradali e ferroviarie. Il suo<br />
impiego, insieme ad altre specie, è<br />
proposto anche negli interventi di<br />
recupero delle cave e nella formazione<br />
di siepi campestri. E’ specie mellifera<br />
poiché il nettare ed il polline<br />
sono intensamente bottinati dalle api.<br />
Il legno è compatto, omogeneo, di<br />
colore bruno rossastro ed è molto<br />
ricercato per lavori di intaglio, di<br />
intarsio e di tornio. Oltre ad essere un<br />
ottimo combustibile, è facilmente<br />
lavorabile e viene utilizzato in ebanisteria,<br />
per sculture e per ottenere<br />
pezzi di strumenti musicali. Se trattato<br />
con sali di ferro assume una colorazione<br />
nera, caratteristica per la<br />
LE VARIETA’ DEL PYRUS AMYGDALIFORMIS<br />
Le varietà del <strong>Pyrus</strong> <strong>amygdaliformis</strong> non sono sempre ben<br />
differenziate morfologicamente e si distinguono dalla specie<br />
solamente per alcuni caratteri delle foglie e dei frutti:<br />
a) var. cuneifolia (Gussone) Bean (=P. cuneifolia Gussone,<br />
P. pyrainus Rafinesque):<br />
• Foglie di dimensioni minori e più strette rispetto alla specie,<br />
cuneate alla base. Fiori grandi con petali subrotondi. Frutti<br />
depresso-ombelicati alla base ed all’apice di circa 14 mm di<br />
diametro, lungamente persistenti sui rami pur rimanendo<br />
acerbi. Questo nome fu utilizzato per la prima volta nel 1826<br />
da GIOVANNI GUSSONE (1787-1866) per indicare una specie<br />
presente nelle regioni meridionali della Penisola, poi rinvenuta<br />
anche in Sicilia ed in Italia centrale. Alcuni autori non la<br />
distinguono dal <strong>Pyrus</strong> <strong>amygdaliformis</strong>, mentre WILLAM<br />
JACKSON BEAN (1863-1947), curatore del giardino botanico di<br />
Kew a Londra, la propone come varietà.<br />
b) var. lobata (Decaisne) Koehne (=P. lobata Decaisne):<br />
• Foglie piccole (2-3,5 x 1-2 cm), oblungo ell<strong>it</strong>tiche con base<br />
arrotondata a margine intero o con uno-due lobi, di colore<br />
tendente al grigio.<br />
c) var. oblongifolia (Spach) Bean (=P. oblongifolia Spach):<br />
• Foglie oblungo-ell<strong>it</strong>tiche con apice ottuso e base arrotondata.<br />
Picciolo più lungo cm 2,5-3. Frutto di dimensioni maggiori,<br />
giallastro con pigmentazioni rossastre nella parte esposta<br />
al sole. Presente nel Sud della Francia ed in particolare in<br />
Provenza dove è conosciuta con il nome di Gros Perrusier.<br />
quale è conosciuto come “finto ebano”. La corteccia veniva utilizzata<br />
come colorante in tintoria. Il <strong>Pyrus</strong> amigdaliformis viene, a<br />
volte, anche coltivato fuori del proprio areale per le sue qual<strong>it</strong>à<br />
ornamentali dovute all’abbondante fior<strong>it</strong>ura, la tomentos<strong>it</strong>à delle<br />
foglie da giovani e la loro variazione di colore in autunno. Negli<br />
Stati Un<strong>it</strong>i, per la resistenza all’inquinamento atmosferico ed all’arid<strong>it</strong>à,<br />
viene impiegato per ottenere<br />
ibridi a valenza paesaggistica, utilizzabili<br />
in zone con forti stress<br />
ambientali e biologici.<br />
AZIONI FARMACOLOGICHE<br />
E ETNOBOTANICA<br />
Scarse sono le conoscenze circa le<br />
proprietà medicinali di questa specie.<br />
I pochi riferimenti sono legati<br />
soprattutto all’uso del <strong>Pyrus</strong> <strong>amygdaliformis</strong><br />
nei casi di enter<strong>it</strong>e, menorragia<br />
e polimenorrea. Nell’economia<br />
rurale di alcune regioni d’Italia,<br />
come la Sardegna, i rami secchi,<br />
essendo pungenti, vengono tutt’ora<br />
utilizzati per farne siepi e recinzioni<br />
difensive. Il frutto, come nelle altre<br />
specie spontanee del genere <strong>Pyrus</strong>,<br />
può essere impiegato per preparare<br />
bevande alcoliche.<br />
AVVERSITA’<br />
Il pero mandorlino, come osservato<br />
nel tempo anche dagli autori, non<br />
subisce in natura danni biotici od<br />
abiotici di particolare rilievo che<br />
possano condizionarne lo sviluppo o
Il pero mandorlino ad inizio marzo,<br />
prima della ripresa vegetativa.<br />
la sopravvivenza. Fra le f<strong>it</strong>opatie sono segnalate il colpo di fuoco<br />
batterico (Erwinia amylovora var. amylovora) e le larve xilofaghe di<br />
alcuni Coleotteri Buprestidi che attaccano soprattutto la parte aerea<br />
di piante spesso già debil<strong>it</strong>ate e deperienti (Agrilus sinuatus,<br />
Chalcophorella fabricii, Ptosima flavoguttata).<br />
Bibliografia<br />
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GENTILE S., 1969 – Remarques sur les chênaies d’yeuse de l’Apennin méridional<br />
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GOBBI G., 1986 – Le piante osp<strong>it</strong>i dei Buprestidi <strong>it</strong>aliani. Primo quadro d’insieme.<br />
Fragm. entomol. 19 (1) – pagg. 169-265<br />
GROPPALI R., 1998 – Turdidi <strong>it</strong>aliani e insetti nei boschi, nei coltivi e nei giardini.<br />
Informatore F<strong>it</strong>opatologico – ANNO XLVII – pagg. 1-8 (estr.);<br />
GUSSONE G., 1826 – Plantae rariores. Regia Typographia, Napoli – pagg. 202,203<br />
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LIEUTAGHI P., 1981 - Il libro degli alberi e degli arbusti. Rizzoli Ed., Milano - pagg.<br />
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LOJACONO POJERO M., 1891 – Flora sicula – vol. I. p. 2. Tipografia dello “Statuto”,<br />
Palermo - pagg. 195, 196, 197<br />
LUCCHESE F., 1995 – Elenco preliminare della flora spontanea del Molise. Annali<br />
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LUCCHESE F. e PIGNATTI S., 1990 – Cynaro-Cichorietum pumili, un exemple de<br />
divers<strong>it</strong>é floristique exceptionelle dans les environs de Rome (Italie).<br />
IL GENERE PYRUS<br />
Il genere <strong>Pyrus</strong> (1) , ist<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da Linneo (CARL VON LINNÉ 1707-1778) nel 1735, appartiene alla famiglia<br />
delle Rosaceae ed è rappresentato da circa venticinque specie diffuse nelle zone temperate dei Paesi<br />
che si affacciano sul Med<strong>it</strong>erraneo (Europa, Asia minore e Nord-Africa). <strong>Pyrus</strong> è rappresentato da<br />
alberi ed arbusti decidui, con rami spesso spinescenti e foglie semplici, raramente lobate, alterne, picciolate<br />
e con margine a volte intero, ma più frequentemente dentato o crenato. Le stipole sono piccole<br />
e caduche. I fiori sono ermafrod<strong>it</strong>i, disposti in ombrelle o corimbi, bianchi o raramente rosati. Le<br />
antère sono sol<strong>it</strong>amente rossastre. La fior<strong>it</strong>ura è contemporanea all’emissione delle foglie, ma può<br />
anche precederla. Il frutto è un pomo a forma allungata o globosa, commestibile, ma con qual<strong>it</strong>à organolettiche<br />
diverse a seconda delle specie. Di segu<strong>it</strong>o viene riportata una chiave dicotomica per le specie<br />
del genere <strong>Pyrus</strong> presenti in Italia allo stato spontaneo.<br />
CHIAVE DICOTOMICA DEI PYRUS PIU’ DIFFUSI<br />
1 Foglie dentate o seghettate tutt’attorno; picciolo uguale o più lungo della lamina fogliare .......... 2<br />
1’ Foglie a margine intero o con scarsi denti apicali; picciolo più corto della lamina fogliare .......... 3<br />
2 Rami spinescenti all’apice e frutto globoso di 1-4 cm di diametro ................... P. pyraster Burgsd<br />
2’ Rami non spinescenti e frutto di forma allungata di 5-16 cm di lunghezza ......... P. communis L.<br />
3 Rami spinescenti all’apice; lamina 2-3 volte più lunga che larga, tomentosa da giovane nella<br />
pagina inferiore ........................................................................................... P. <strong>amygdaliformis</strong> Vill.<br />
3’ Rami non spinescenti; lamina 1,5-2 volte più lunga che larga, tomentosa anche da adulta nella<br />
pagina inferiore ………........................................................................................ P. nivalis Jac<br />
(1) L’etimologia è incerta, probabilmente il termine deriva dal greco pyr = fiamma, per indicare la forma del frutto.<br />
Ecologia Med<strong>it</strong>erranea – XVI – pagg. 279-290<br />
PENZIG O., 1974 – Flora popolare <strong>it</strong>aliana - vol. I. Edagricole, Bologna - pag. 356,<br />
357<br />
PIGNATTI S., 1982 - Flora d’Italia - vol. I. Edagricole, Bologna - pag. 603, 604<br />
PIOTTO B. e DI NOI A., (in stampa) – Propagazione per seme di alberi e arbusti<br />
della flora med<strong>it</strong>erranea. ANPA, Roma<br />
POLUNIN O., 1977 – Guida agli alberi ed arbusti d’Europa. Zanichelli, Bologna –<br />
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POLUNIN O. e WALTERS M., 1987 – Guida alle vegetazioni d’Europa. Zanichelli,<br />
Bologna – pagg. 100-141<br />
RIKLI M., 1943 – Das Pflanzenkleid der M<strong>it</strong>telmeerländer – vol. I. Verlag Hans<br />
Huber, Berna – pag. 255<br />
SAVASTANO L., 1893 – Il rimboschimento dell’Appennino meridionale. C.A.I.,<br />
Napoli<br />
TAFFETANI F., 1990 – Flora vascolare della Selva dell’Abbadia di Fiastra (Marche<br />
centrali). Annali di botanica – Vol. XLVIII, supp. 7 – pag. 186<br />
TERRACCIANO N., 1889-1890 – Synopsis Plantarum vascularium Montis Pollini.<br />
Annuario del R. Ist<strong>it</strong>uto Botanico di Roma - vol. IV – pagg. 106, 107<br />
TUTIN T.G. et al., 1968 – Flora europaea – vol II. Univers<strong>it</strong>y Press, Cambridge –<br />
pagg. 65, 66<br />
Info.Articolo<br />
Autori<br />
Moreno Moraldi, Agrotecnico, specializzato in colture<br />
forestali, Direttore vivaio “Il Castellaccio” - Spello<br />
(PG).<br />
Francesco Falcinelli, Agente del Corpo Forestale dello<br />
Stato,Comando Stazione “Monte Subasio” - Assisi (PG).<br />
Parole Chiave<br />
Dendrologia; <strong>Pyrus</strong> <strong>amygdaliformis</strong>; pero mandorlino;<br />
recupero ambientale; riqualificazione ambientale.<br />
Abstract<br />
<strong>Pyrus</strong> <strong>amygdaliformis</strong>. <strong>Pyrus</strong> <strong>amygdaliformis</strong> is a plant that<br />
generally has a shrub-like hab<strong>it</strong>, but in favorable climate<br />
and s<strong>it</strong>e cond<strong>it</strong>ion <strong>it</strong> can grow like a l<strong>it</strong>tle tree (up to 12<br />
meter high). The Authors offer an original contribution to<br />
the kwnoledge of this not very well-known plant, pointing<br />
out botanical characteristics, propagation technics and uses<br />
opportun<strong>it</strong>ies. It can be found in several s<strong>it</strong>es, on calcareous<br />
and on clay soils, in dry and in wet areas; therefore,<br />
being a plant su<strong>it</strong>able for different environment, <strong>it</strong> can<br />
be proposed for environmental restoration projects, in particular<br />
in central and southern <strong>it</strong>alian regions.