Ente Nazionale della Cinofilia ItalianaEnte Nazionale della Cinofilia Italiana

CANE DA PASTORE MAREMMANO ABRUZZESE

Storia

Antica razza da gregge le cui origini vanno ricercate in cani da pastore tuttora utilizzati in Abruzzo dove ancora oggi prospera la pastorizia e, in cani da pastore un tempo presenti nella Maremma toscana e laziale. Con la transumanza delle greggi da una regione all'altra, iniziava un naturale processo di fusione, in particolare dopo il 1860.

INSIEME AI PASTORI, FRA I LUPI

Suggestivo nella statura imponente avvolta nel manto candido che sembra fatto di neve, ha attraversato i secoli rimanendo immagine dei “cani bianchi da pastore” descritti da Marco Terenzio Varrone (116- 27 a.C.) e magnificati da Lucio Giunio Columella (4-70 d.C.) come guardiani integerrimi delle greggi ed efficaci antagonisti del lupo e dell’orso. Vincitori in una lotta contro il tempo che non ne ha snaturato caratteristiche ed indole, continuano a stupire per la loro efficacia come guardiani e l’affetto verso il padrone, l’abitazione ed i beni da difendere. La razza ha trovato autentici estimatori lungo i secoli nei pastori dell’Italia centrale mai libera da fiere e briganti e nel Novecento in alcune famiglie toscane fra cui i Corsini di Firenze ed i Ghigi Saracini di Siena che resero nota la razza. In particolare contribuirono alla diffusione donna Anna Corsini che insieme a Francesco Giuntini diede vita all’allevamento “delle Vergherie” e Franca Simondetti con l’affisso “delle Grandes Murailles”. La prima mostra speciale, a Brescia nel 1952, fu caratterizzata dalla presenza di 12 esemplari: da allora cominciò un cammino lungo, difficile ma in continuo progresso e la razza con esemplari superlativi, contribuisce ancor oggi ad essere vanto della cinofilia italiana. Bianco unicolore ha pelo abbondante, lungo, ruvido, aderente, a volte lievemente ondulato con un folto “collare”, corto su muso, cranio ed orecchi. L’indole di guardiano fiero ed il carattere indomabile lo rendono collaboratore sicuro e fedele alla casa ed alla proprietà. Fiero, indipendente, incorruttibile, portato naturalmente alla vigilanza diventa prezioso in evenienze che la malavita rende sempre più probabili: ecco perché il cane bianco da pastore continua ad essere una certezza nei parchi, giardini od abitazioni ora che tanti greggi si avviano verso la loro malinconica, ultima transumanza.

Il Pastore Maremmano-Abruzzese (PMA) affonda le sue origini in epoca molto remota come i cani primitivi dell’Asia centrale che poi si sono diffusi in tutta Europa. Le prime testimonianze risalgono fin dai tempi dei Romani: già in quel periodo autori latini come Varrone e Columella (II e I sec. A. C.) lo citavano a presenza costante nelle campagne romane come grande cane bianco a custodia dei greggi.

Questi autori lo descrivevano come cane di grande taglia ma non gigante e pesante, con testa grande ma molto armonico e proporzionato, con forte ossatura e muscolatura, con tronco lievemente allungato, potente ma al tempo stesso agile e veloce, occhi scuri, grande apertura di fauci forti mascelle e dentatura, con preferenza di manto bianco candido, pelo folto per proteggerlo dai climi freddi e dalle intemperie per distinguerlo chiaramente da altri animali selvatici, particolarmente disposto a vivere in mezzo alle pecore piuttosto che vicino al pastore, parco nell’alimentazione (spesso farina d’orzo siero di latte, avanzi di ossa), munito di grande collare di ferro o cuoio (vreccale) con punte di ferro rivolte all’esterno per la difesa del collo nel combattimento con animali predatori. Tale descrizione appare ancora valida sui soggetti odierni.

Testimonianze successive in particolare a cominciare dal Medioevo sono presenti nel’300 (affresco della Nativita’ in S.Francesco ad Amatrice – Rieti, dipinto “Effetti del Buon Governo” di Ambrogio Lorenzetti presso Palazzo Comunale di Siena) nel ‘600 (disegni di Nunzio Michele di Rovere per decorazione mappe di pascoli demaniali del Tavoliere delle Puglie) nel ‘700 (raffigurazione su piatti di maiolica di Candeloro Cappelletti per caccia all’orso) ecc. Anche in tempi moderni la sua struttura muscolo scheletrica, già delineata due millenni fa, appare attuale e gli ha permesso di adempiere alla custodia delle greggi, non stancarsi ed essere reattivo per far fronte ai pericoli degli animali predatori

Negli ultimi due secoli la sua presenza è stata accertata da sempre in tutto il territorio peninsulare in particolare nell’Appennino Centrale e nelle terre degli Abruzzi che ne rappresentano la culla elettiva ma era attivo anche su tutta la dorsale appenninica nelle maremme toscane laziali e lungo i tratturi pugliesi zone adatte ad accoglierlo durante la transumanza verso luoghi più adatti per svernare con le greggi. I PMA sono quindi cani che hanno trascorso per secoli la loro vita in aree geografiche diverse e molto lontane tra loro, d’inverno nei territori più miti, a valle, in estate nei pascoli più freschi delle alture.

Questa migrazione permetteva ai greggi di approvvigionarsi di erbe sempre fresche e abbondanti. I percorsi erano lunghi duri ed impegnativi cosicché i soggetti utilizzati nella custodia delle pecore subivano una selezione naturale che ha rivestito un’importanza fondamentale nella creazione della razza attuale. Soggetti deboli non in grado di resistere venivano spesso abbandonati e perdevano anche la capacità di riprodursi, tale pressione selettiva ha indotto lo sviluppo di cani forti, resistenti e affidabili e di buona salute generale. Gli stessi pastori hanno contribuito a generare una selezione rivolta ad alcune attitudini essenziali che possono essere riassunte in

AFFIDABILITÀ: basata prevalentemente sull’assenza del comportamento predatorio ( assenza per esempio di aggressività nei confronti di agnelli o pecore deboli o in difficoltà), elemento che facilita oltre al lavoro sul gregge anche una buona convivenza in ambiente socializzato e a confronto con altri animali considerati facenti parte del “ gregge “;

DEDIZIONE: attaccamento del cane nei confronti dei suoi fratelli adottivi che si sviluppa fin da cucciolo nel contatto delle pecore se al lavoro o dei componenti della famiglia se inserito nel contesto umano;

PROTEZIONE: capacità di reazione del cane di fronte all’estraneo o alla inconsuetudine con mirabile sensibilità nell’identificare ed avvisare casi di pericolo imminente, questo con abbai e ringhi minacciosi fino alla decisione che si assume prevalentemente il soggetto adulto di attaccare l’aggressore se non desiste dall’intrusione Il tipo di funzione strettamente legata alla pastorizia e alla vita pastorale ha fortemente vincolato il PMA alla cultura e alle tradizioni dei pastori e dei territori di provenienza.

Oggi la sua presenza lavorativa è prevalentemente rintracciabile nelle terre d’Abruzzo dove ancora rimane cospicua l’attività economica di tipo pastorale, ma attualmente, pur mantenendo ancora intatta la loro peculiare e spontanea predisposizione alla difesa dei greggi ed alla loro custodia, è impiegato nei tempi moderni anche per la difesa di territori, custodia di case e proprietà private e in ambienti in libertà ma a contatto con l’uomo. La sua proverbiale fedeltà al gregge che rappresenta la sua naturale casa adottiva ha permesso di sviluppare nei secoli una forte autonomia, indipendenza, fierezza e coraggio con grandi capacità di sopravvivenza anche in condizioni difficili e non denuncia mai una stretta dipendenza dall’uomo. 

Il PMA è un cane coraggioso in grado di far fronte agli animali predatori come il lupo e l’orso soprattutto se in branco e dissuadere qualunque altro potenziale nemico del gregge o degli armenti ai quali è stato messo alla guardia. A fronte di queste origine così rustiche il PMA si è rivelato essere in mani esperte ottimo amico dell’uomo capace di trasmettere dedizione affetto e partecipazione alla vita sociale del suo padrone, con aspetti di indipendenza che sono la sua peculiarità caratteriale. 

Attualmente è ben inserito nella vita sociale moderna anche se ha bisogno di spazi ampi per esprimere le sue peculiarità di cane vissuto sempre in libertà, è un cane che apprende in modo straordinario le funzioni guardiane privilegiando sempre la vita all’aperto non ha bisogno di particolari educazioni condizionate dall’uomo anche se necessita di una guida autorevole ma mai impositiva poiché produrrebbe l’effetto contrario. La sua autonomia e indifferenza se non vi sono elementi stimolanti è proverbiale ed affascinante.

Necessita di esercitare durante la giornata una funzione di protezione in particolare di un territorio o di animali per esprimere al massimo le sue attitudini e per sviluppare un grande equilibrio psichico, per questo non è adatto assolutamente alla vita in appartamento che potrebbe renderlo nervoso e mal gestibile. 

 

Aspetto Generale

Il pastore maremmano abruzzese è un cane di grande mole, fortemente costruito, di aspetto rustico e nel tempo stesso maestoso e distinto. La conformazione generale è quella di un pesante mesomorfo, il cui tronco è più lungo dell'altezza al garrese; armonico rispetto al formato (eterometria) e relativamente rispetto ai profili (alloidismo).

E’ un cane forte di grande tempra con ottima salute di base e molto raramente necessita di cure aggiuntive a quelle di una equilibrata dieta.

E’ un cane rustico e resistente a temperature rigide e calde oltre che a condizioni climatiche avverse quali temporali nevicate e forte vento.

Non soffre di particolari patologie né cardiache né polmonari, scarsa è anche l’incidenza delle patologie ereditarie/ degenerative scheletriche come quelle displasiche.

Il suo pelo ha una consistenza semi-vitrea assolutamente non recettivo all’accumulo di sporco e quando è secco con una spazzolatura accurata, con fecola di patate, ritorna bianco candido. Il suo mantello è dotato di un fitto sottopelo protettivo che gli garantisce una costante protezione da temperature rigide e da climi invernali che perde durante il periodo primaverile per poi recuperare in autunno. In questo periodo va spazzolato più frequentemente il pelo morto per permettere nella successiva stagione di ripresentare il mantello nuovo e senza infeltrite.

L’allevamento e le cucciolate non destano particolari preoccupazioni perché il PMA è cane forte molto autonomo. Durante la crescita i piccoli appaiono più precoci rispetto alle altre razze, aprendo gli occhi già intorno al dodicesimo giorno e lo svezzamento può iniziare intorno al ventesimo giorno integrando le poppate con tre piccoli pasti giornalieri. Il cucciolo fin dai 40 giorni appare molto sicuro di se’, indipendente, curioso e mai pauroso con una attitudine a sviluppare precocemente senso del dovere e della funzione; in sostanza, matura e diventa adulto precocemente dal punto di vista psichico e comportamentale mentre necessità circa tre anni per sviluppare la massima maturazione fisica soprattutto nei maschi.

Il PMA non ha particolari esigenze alimentari e si dimostrano non avidi di cibo essendo abituati da sempre a vivere in modo parco
La taglia è di un cane grande con i maschi che devono essere compresi tra 65 e 73 cm al garrese anche se sono indubbiamente preferiti soggetti che si avvicinano alla taglia massima mantenendo la costruzione armonica, e le femmine comprese tra i 60 e 68 cm; il peso per i maschi è compreso tra 35 e 45 e per le femmine tra 30 e 40. Sicuramente soggetti maschi con stature vicino al limite massimo hanno pesi considerevolmente superiori fino ai 50 kg e più; fondamentale che venga mantenuto quel dimorfismo sessuale indicato dallo standard al quale contribuisce sicuramente la taglia e il peso.

 

Codice FCI 201
Gruppo 1 - CANI DA PASTORE E BOVARI (ESCLUSI BOVARI SVIZZERI)
Sezione 1 - CANI DA PASTORE

Riproduzione Selezionata

Statistiche iscrizioni ultimi 10 anni

I dati riportati nel grafico possono subire piccole variazioni dovute alla chiusura di pratiche in corso di lavorazione.

Introduzione alla razza

Da Le razze Italiane Editore ENCI 2001

Trova le sue origini nel Mastino del Tibet da cui derivano molti ceppi canini simili. Sulla base della loro distribuzione nei vari Paesi europei sembra che queste razze provengano da un unico ceppo di cani da pastore diffuse dai Romani nelle varie regioni dell’Impero. Il cane di cui parliamo è il “canis pastoralis”, già descritto duemila anni orsono dai latini Varone e Columella, con tratti morfologici molto simili ai cani di oggi, e considerato, fin d’allora, un indispensabile ausiliare nella difesa del gregge dai predatori. Nei vari territori europei da questo ceppo originario si sono evolute, a seconda delle diverse influenze ambientali, le varie razze che oggi conosciamo e che, pur in parte differenziandosi, hanno mantenuto caratteristiche funzionali, comportamentali e morfologiche molto simili tra loro: il Pastore Maremmano-Abruzzese in Italia, il Kuvasz in Ungheria, lo Charplaninatz nella ex Yugoslavia, il Tatra in Polonia, il Montagna dei Pirenei in Francia. Alcune di queste razze, però, non svolgono più la funzione di protezione del gregge a causa della scomparsa del lupo nei territori di insediamento.

Il Pastore Maremmano-Abruzzese, invece, ha esercitato con continuità questa funzione, perché il lupo non è mai scomparso dall’Appennino centrale italiano, abruzzese in particolare, rendendo di conseguenza sempre necessario l’utilizzo del cane guardiano. Il cane oggi denominato Pastore Maremmano-Abruzzese, nel tempo, non ha subito particolari modificazioni, poiché la sua selezione è stata curata per secoli esclusivamente dai pastori, i quali hanno sempre salvaguardato e valorizzato le sue attitudini funzionali, senza però sottovalutare quelle caratteristiche morfologiche legate alla funzione di protezione che il cane doveva svolgere (grande taglia, forte conformazione, pelo lungo, folto e bianco).

Questo grande cane bianco, guardiano del gregge, seppur diffuso in gran parte della Penisola, ha trovato fin dall’antichità la sua migliore espressione nell’azienda ovina abruzzese, e questa regione può essere considerata la culla della razza. Il cane è stato presente in maniera significativa anche nella pastorizia transumante che si sviluppò nello Stato Pontificio, tra i Monti Sibillini (Umbria-Marche) e la Campagna Romana, e nel Granducato di Toscana dove esisteva una pastorizia transumante, seppur di dimensioni più ridotte. Evoluzione Intorno agli anni venti la cinofilia ufficiale cominciò ad interessarsi seriamente a questo cane-pastore-guardiano e nacquero estimatori della razza in diverse regioni italiane. Fu inizialmente distinto in due diverse varietà o addirittura razze: il Pastore Maremmano ed il Pastore Abruzzese. Al riguardo furono stilati standard diversi e create Associazioni a tutela del “Maremmano” e dell’"Abruzzese”. Successivamente ci si rese conto che le differenze tra le due razze non erano sostanziali, ma che in effetti si trattava di una sola razza che poteva presentare modeste diversità dovute all’ambiente nel quale si era evoluta. 

L’ENCI, sulla scorta di numerose osservazioni, unificò le due varietà nell’attuale razza Cane da Pastore Maremmano-Abruzzese il cui standard entrò in vigore il 1° Gennaio 1958. L’appellativo maremmano è stato probabilmente aggiunto soprattutto per un riconoscimento ai cinofili toscani che per primi si interessarono alla razza dal punto di vista cinofilo e la diffusero in Italia ed all’estero. Furono infatti le famiglie toscane dei Corsini di Firenze e dei Chigi Saracini di Siena a far conoscere e diffondere la razza, attingendo ai soggetti che vigilavano sulle greggi transumanti nelle loro tenute, mentre i primi allevamenti riconosciuti dall’ENCI, nel dopoguerra, furono l’allevamento del “Calaf” di Ruggero Serrano, presso Como, e l’allevamento “Maremma” dei Terruzzi nel Bresciano. Nel 1969 donna Anna Corsini, per molto tempo stimata Presidente del Circolo pastore Maremmano-Abruzzese, dopo aver fornito cani alla maggior parte degli allevamenti italiani, diede vita, con Francesco Giuntini, al famosissimo allevamento delle Vergherie, i cui soggetti sono stati alla base dell’allevamento moderno del Pastore Maremmano-Abruzzese.

In tempi più recenti ha contribuito in maniera significativa all’evoluzione della razza l’allevamento delle “Grandes Murailles” di Franca Simondetti, a cui va il merito della definitiva diffusione della razza. Dai cani di Franca Simondetti, infatti, sono sorti la maggior parte degli allevamenti di Pastore Maremmano-Abruzzese oggi presenti in Italia e all’estero. Oltre agli allevamenti non possiamo non citare il nome di alcuni soggetti che hanno fatto la storia della razza, da Calaf dell’ing. Serrano, a Bernardo di Paolo Chirici, a Dingo e Tirreno delle Vergherie, a Cassandra di San Miliano, a Darfo delle Grandes Murailles, a Barrea di Guido Flessati. Altri Pastori Maremmano-Abruzzesi da ricordare sono alcuni importanti soggetti provenienti direttamente dalle greggi abruzzesi, tra i quali spiccano Rampone di Giacinto D’Alessio e Mosè di Bruno Iannella. D’altra parte l’allevamento del Pastore Maremmano-Abruzzese, non soltanto nella fase iniziale, ma anche negli anni successivi ed ancora oggi, fa ricorso, nella ricerca di linee di sangue alternative, a soggetti provenienti direttamente dalla pastorizia. La prima mostra speciale della razza si ebbe a Brescia nel 1952 e vide la partecipazione di 12 soggetti. Da allora la razza ha avuto una progressiva ed importante diffusione diventando una delle italiane più apprezzate nel mondo della cinofilia. Nel corso degli anni è sempre aumentato il numero dei suoi estimatori e di conseguenza il numero delle iscrizioni ai Libri Genealogici, fino a raggiungere l’eccezionale numero di 3807 soggetti iscritti nel 1990.

Dagli inizi degli anni Novanta si è assistito ad una progressiva diminuzione delle iscrizioni di soggetti ai Libri Genealogici. I motivi di questa costante riduzione sono molteplici, ma in definitiva sono riconducibili alla comparsa di nuove razze che sono entrate in competizione ed al fatto che, alla fine degli anni ‘80, si sono avvicinate al cane persone che, seppur attratte dalla sua bellezza, erano totalmente prive di una vera conoscenza della razza, e pertanto non in grado di gestire un cane fiero, di natura indipendente ed autonoma. Questo approccio superficiale verso la razza ha portato danni all’immagine del cane, spesso considerato ingiustamente difficile perché poco ubbidiente. Diffusione Dopo l’espansione degli anni ‘90 la razza si è stabilizzata intorno agli 800-900 cuccioli iscritti annualmente ai Libri Genealogici. Questa riduzione delle iscrizioni se da un lato rappresenta un problema, perché diminuisce la diffusione della razza e la possibilità di selezionare, dall’altro può essere considerata per certi versi un bene, perché si riducono i rischi di un’offerta indiscriminata e si favorisce una selezione più mirata.

Questo ha permesso di prestare la massima attenzione al carattere del cane ed al recupero di una morfologia più consona alle caratteristiche di un cane da difesa del gregge. Negli ultimi anni, infatti, l’allevamento aveva risolto alcuni problemi di fondo che la razza presentava in passato, quali la pigmentazione e la costruzione, ma, purtroppo, per rendere il cane più idoneo alle esposizioni lo aveva reso eccessivamente elegante e lo aveva alleggerito nella massa riducendone i diametri trasversali e l’ossatura, facendo in parte perdere al cane quella rusticità e quella forte conformazione che rappresentano prerogative essenziali. Attualmente c’è un recupero di potenza nella razza con una forte diminuzione di soggetti leggeri, con teste strette e poco coniche. D’altro canto è diminuita anche la presenza di soggetti eccessivamente pesanti con teste di tipo mastinoide, con stop marcati e “labbra molto abbondanti”. Dal punto di vista caratteriale i soggetti appaiono sostanzialmente dotati di buon equilibrio e c’è una rinnovata attenzione nell’utilizzo in riproduzione di soggetti che diano garanzie di buon carattere.

Inoltre l’approvazione da parte dell’ENCI, nel 2002, del test morfologico-caratteriale, proposto dal Circolo del Pastore Maremmano-Abruzzese, contribuisce ad orientare l’allevamento e a migliorare la qualità dei soggetti prodotti, poiché un Pastore Maremmano-Abruzzese per diventare campione italiano deve aver superato una prova caratteriale, una valutazione morfologica ed essere esente da displasia. Riguardo alla funzione istituzionale del cane, ossia quella di difensore del gregge, il Pastore Maremmano-Abruzzese ha sempre mantenuto un ruolo significativo nella pastorizia appenninica, anche se negli ultimi decenni ha attraversato un periodo di crisi dovuto alla scomparsa della transumanza a piedi, alla riduzione del numero dei lupi nel nostro Paese ed alla notevole diminuzione del patrimonio ovino nazionale.

Negli ultimi anni, però, si è assistito ad un rinnovato interesse per la sua funzione di protezione del gregge da ricercare nell’aumento della popolazione di lupi in Italia, dovuta all’azione protezionistica degli ultimi decenni e nella ricomparsa del lupo in aree diverse dall’Appennino. In particolare da poco tempo è stata segnalata la presenza del lupo nelle Alpi italiane, svizzere e francesi. La ricomparsa del lupo ripropone i problemi della convivenza tra le attività economiche ed umane della montagna e la presenza del predatore. L’utilizzo del cane guardiano del gregge, il Maremmano-Abruzzese in particolare, sembra la risposta più convincente e corretta per garantire la presenza delle pecore e del lupo su uno stesso territorio. Allo stesso tempo non bisogna dimenticare che un cane fiero, indipendente, incorruttibile e naturalmente portato alla vigilanza come il Pastore Maremmano-Abruzzese è, sempre e comunque, un affidabile compagno della nostra vita familiare ed un valido guardiano della nostra proprietà.